Madagascar

“Posso annunciarvi che il Madagascar è la terra promessa dei naturalisti”, scriveva il botanico francese Philibert Commerson nel 1771. E a quasi 250 anni di distanza nulla è cambiato. Madre Natura vive qui. Situato al largo delle coste del Mozambico, il Madagascar deve il suo appellativo di Isola rossa al colore del suo suolo ricco di laterite, che tinge anche le acque dei fiumi, arrivando fino al mare. Un paradiso naturalistico con bianche spiagge e splendide barriere coralline, una zona arida caratterizzata da foreste di baobab e piante spinose, una folta foresta pluviale nella zona orientale e sugli altopiani colline coltivate a vigneti e risaie. Il Madagascar, più che un’isola, rappresenta quasi un continente a sé per la sua varietà di paesaggi, senza contare che flora e fauna per il 90% sono impossibili da trovare in qualsiasi altra parte del mondo. Per godere di questo patrimonio si devono assolutamente visitare alcuni dei 50 parchi nazionali e riserve presenti sull’isola. Da non perdere il Parc National de l’Isalo, con i suoi immensi canyon di arenaria e le due aree dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità: il Parc National des Tsingy de Bemaraha e le foreste pluviali di Atsinanana, suddivise in sei parchi, tra cui il famoso Parc National de Ranomafana.

Capitale

Antananarivo (precedentemente nota come Tananarive e oggi spesso chiamata Tana). Capitale e più grande città del Madagascar. Custodita da due fortezze, costruite una sulle colline a est e una a sud-ovest, Antananarivo ospita circa cinquanta chiese, oltre alle due grandi cattedrali (quella anglicana e quella cattolica romana), e una moschea. Per lo più, gli edifici storici di Antananarivo, tra i quali quello che rimane di Rova, il Palazzo della Regina distrutto in un incendio, si trovano nella parte alta della città. Più sotto, vi sono le vecchie case di legno dal tetto aguzzo e infine, nella parte bassa, le zone più commerciali. Tra queste, una delle più vivaci è sicuramente quella intorno a Kianja ny Fahaleovantena (Place de l’Indépendance), dove si concentrano anche ristoranti e locali. La parte sud della città è lambita dalle acque del lago di Anosy, circondato da alberi di jacaranda, in mezzo al quale sorge un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Da non perdere la visita ai tanti variopinti mercati che si svolgono in città, il più grande dei quali è quello di Zoma, dove viene venduto il meglio dell’artigianato locale.

Da visitare

Nelle città del Madagascar, e in particolare la capitale, si sente forte l’influenza architettonica dell’Europa dovuta, ovviamente, alla colonizzazione: le abitazioni dei quartieri benestanti sono grandi e solide, con ampie verande e balconi. Già verso la periferia, invece, si cominciano a vedere le tipiche abitazioni rurali le cui caratteristiche variano a seconda delle tribù a cui appartengono. I Sakalava costruiscono le loro capanne al livello del terreno, mentre gli Antankarana e gli Zafimaniry su palafitte. Lungo gli altopiani si trovano i villaggi di campagna sorti in seguito all’espansione della tribù Merina. Qui le casette sono alte e strette, costruite con un fango rosato e con i tetti spioventi in paglia. Sembra che la loro struttura derivi dai rova, palazzi fortificati eretti in cima alle colline attorno ad Antananarivo e abitati dai re e dalle regine Merina. Il rova della capitale è quello che si è conservato meglio: è interessante visitarlo non solo per la splendida vista che offre, ma anche per la suggestione creata dai racconti delle guide, che narrano le vicende, spesso sanguinarie, della dinastia, mentre si visitano le tombe dei re, le case sacre e la tomba del primo ministro Rainilaiarivony. Molti dei villaggi non hanno collegamenti stradali. Per arrivare ad Anjajavy, per esempio, caratteristico villaggio nel cuore del Menabe, regione della costa ovest, non vi è nessuna strada. Lo si raggiunge solo con un volo privato dalla capitale o dall’isola di Nosy Be, atterrando praticamente sulla spiaggia dell’Anjajavy Hotel. L’area è un piccolo Eden abitato da oltre 1800 specie di piante endemiche, uccelli, lemuri e camaleonti e nelle sue acque si osservano balene e delfini. Le balene si avvistano da luglio e ottobre anche nelle baie dell’isola di Saint-Marie, dove i grandi mammiferi vengono a svezzare i cuccioli.

Tradizioni e folklore

Metà delle popolazione malgascia segue ancora oggi credenze animistiche tradizionali, espresse attraverso un sistema di riti e tabù (fady), non solo innumerevoli, ma differenti da regione a regione. Alla base di questo sistema di culto c’è la venerazione dei defunti, che si ritiene continuino a influenzare la vita dei propri congiunti e per i quali viene celebrato il famadihana, una seconda sepoltura. Vera e propria festa in cui i resti del defunto vengono riesumati, avvolti in un nuovo velo di seta (lamba mena), cosparsi di profumo e portati allegramente in giro per il villaggio, prima di essere nuovamente seppelliti. Molto sèguito ha anche il rito della tromba: secondo le credenze locali, lo spirito di un antenato famoso si impossessa del corpo di una persona importante della tribù e parla attraverso di essa, vaticinando e dando consigli. Il complesso sistema dei tabù che regola i comportamenti dei malgasci comprende divieti che vanno dal non mangiare carne di maiale al non sbucciare una banana coi denti, al non fischiare in determinati luoghi: tutto ciò allo scopo di non offendere gli antenati. Altro aspetto fondante la cultura malgascia è la musica. Quella tradizionale è melodica e molto gradevole, ritmica e dunque ballabile. Ovviamente gli stili differiscono da tribù a tribù: c’è ilwatcha watcha, che ha origini africane, ilsalegy tipico della tribù Sakalava, ilbasese che si può ascoltare a Diego Suarez e il tsapika di Fort-Dauphin. Se si capita di domenica pomeriggio in uno dei villaggi intorno alla capitale, c’è la possibilità di assistere a una delle manifestazioni tradizionali di musica e danze chiamate hira gasy, nelle quali cantanti e danzatori in costumi tipici allestiscono uno spettacolo multiforme.

A tavola

Il protagonista indiscusso della cucina malgascia è il riso (vary), accompagnato in genere da verdure, manzo, pollo o pesce. Due piatti tipici sono il romazava, stufato di carne o anche di frutti di mare, e le brèdes, foglie di una pianta simile alla patata. Pollo e zebù sono le carni più diffuse mentre in qualunque località costiera si gustano pesci e crostacei. Buoni ristoranti francesi e cinesi sono presenti un po’ dappertutto, così come gli hotely, ristorantini popolari dove è possibile mangiare a poco prezzo semplici ma gustose pietanze della gastronomia tradizionale, profumata di zenzero e chiodi di garofano. Vera delizia è la frutta fresca, soprattutto quella tipicamente tropicale: noci di cocco, ananas, papaia, mango. Tra le bevande, da assaggiare l’acqua di riso e diverse varianti del rum.

Prodotti tipici

Fra i diversi tipi di manufatti prodotti dalle abili mani degli artigiani locali c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dal corno dello zebù si ricavano ciotole e altri oggetti da cucina, statuette di animali e suppellettili, mentre dalla concia della sua pelle si ottengono calzature e borse. Il bambù è utilizzato per creare, soprattutto, oggetti di arredamento, e le fibre naturali come il cotone e la rafia diventano preziose tovaglie ricamate (cotone) e simpatiche e colorate creazioni come ceste, borse, stuoie. Dalle tele decorate con colori naturali si ricavano batik di diverse dimensioni. Bellissimi sono anche gli oggetti intagliati nel legno pregiato di cui è ricco il Paese, l’ebano, per esempio, o il palissandro. Infine, si fa risalire all’insediamento arabo l’utilizzo della carta antaimoro, uno dei prodotti artigianali più caratteristici dell’isola. Fatta con la corteccia di un arbusto semi-acquatico chiamato avoha, questa carta viene lavorata dalle donne, che bollono la corteccia battuta e ridotta in poltiglia, la distendono su setacci e, dopo averla decorata con fiori secchi colorati, la lasciano essiccare al sole in stampi di diverse dimensioni. Se ne ricavano quaderni, album per le foto, carta regalo, carta e buste da lettere, ma i fogli possono anche essere semplicemente incorniciati e appesi a una parete.

Fonte: Viaggi del Corriere.it

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